Descrizione
Venerdì 3 ottobre alle ore 21.00 il Centro Comunale di Cultura ospiterà la presentazione del volume di Giovanni Tesio “Diario di un camminante sulla strada per Santiago” (ed. Lindau, 2024), l’iniziativa è organizzata in collaborazione con CAI – Sezione Davide e Luigi Guerci di Valenza.
Il volume si presenta come un vero e proprio resoconto di viaggio in cui, giorno per giorno - tappa per tappa, l’autore racconta l’esperienza vissuta in quello che non è solo un viaggio spirituale e fisico, ma anche un cammino “in cui si concentra - a ben pensarci – tutto il senso del vivere”.
Testimonianza di un’esperienza intima e personale, il volume porta l’autore a riflettere sul senso di un pellegrinaggio che ha origini lontane nella storia e che viene ancora oggi compiuto da milioni di “caminantes” sospinti non solo dalla fede religiosa. L’autore si interroga, quindi, sul senso profondo di questo viaggio, sulle motivazioni che portano a intraprenderlo e su cosa resta alla fine del percorso.
Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, è uno dei maggiori studiosi di letteratura in dialetto, di cui molto ha scritto, ed è condirettore della rivista “Letteratura e dialetti”. Ha pubblicato alcuni volumi di saggi, una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie, tra cui due sulla Shoah. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, “I libri degli altri” (1991); si devono a lui la conversazione con Primo Levi, “Io che vi parlo” (2016), e, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni sulla vita e opera di Levi, “Primo Levi. Ancora qualcosa da dire” (2018). Sempre presso Interlinea ha pubblicato un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, “I più amati. Perché leggerli? Come leggerli?” (2012), e un sillabario intitolato “Parole essenziali” (2014). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato “Vita dacant e da canté” (Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2017). È stato a lungo collaboratore de “La Stampa”, al cui inserto, “Torinosette”, collabora tuttora, e di “Repubblica”. Nel 2020, presso Lindau, è uscito il suo primo libro narrativo “Gli zoccoli nell’erba pesante” e, sempre per Lindau, “La poesia in gioco” (2023) che con “Nel bosco dei libri (2024) ha composto una sorta di dittico.
Il volume si presenta come un vero e proprio resoconto di viaggio in cui, giorno per giorno - tappa per tappa, l’autore racconta l’esperienza vissuta in quello che non è solo un viaggio spirituale e fisico, ma anche un cammino “in cui si concentra - a ben pensarci – tutto il senso del vivere”.
Testimonianza di un’esperienza intima e personale, il volume porta l’autore a riflettere sul senso di un pellegrinaggio che ha origini lontane nella storia e che viene ancora oggi compiuto da milioni di “caminantes” sospinti non solo dalla fede religiosa. L’autore si interroga, quindi, sul senso profondo di questo viaggio, sulle motivazioni che portano a intraprenderlo e su cosa resta alla fine del percorso.
Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, è uno dei maggiori studiosi di letteratura in dialetto, di cui molto ha scritto, ed è condirettore della rivista “Letteratura e dialetti”. Ha pubblicato alcuni volumi di saggi, una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie, tra cui due sulla Shoah. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, “I libri degli altri” (1991); si devono a lui la conversazione con Primo Levi, “Io che vi parlo” (2016), e, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni sulla vita e opera di Levi, “Primo Levi. Ancora qualcosa da dire” (2018). Sempre presso Interlinea ha pubblicato un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, “I più amati. Perché leggerli? Come leggerli?” (2012), e un sillabario intitolato “Parole essenziali” (2014). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato “Vita dacant e da canté” (Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2017). È stato a lungo collaboratore de “La Stampa”, al cui inserto, “Torinosette”, collabora tuttora, e di “Repubblica”. Nel 2020, presso Lindau, è uscito il suo primo libro narrativo “Gli zoccoli nell’erba pesante” e, sempre per Lindau, “La poesia in gioco” (2023) che con “Nel bosco dei libri (2024) ha composto una sorta di dittico.
Sinossi:
A inaugurare la tradizione del «Camino de Santiago» fu il re Alfonso il Casto, attorno all’anno 825, quando partì da Oviedo con la sua corte per visitare la tomba di san Giacomo Maggiore. Oggi, a distanza di molti secoli, questo pellegrinaggio continua a esercitare il suo richiamo e ad attirare milioni di caminantes da tutto il mondo. Ma se a mettersi in marcia e a rimanere conquistati dal Cammino non sono solo persone animate da fede religiosa, quale può essere il senso di questo viaggio? Di cosa si va in cerca? E soprattutto cosa vi si trova? È quello che si è chiesto anche Giovanni Tesio il quale, non senza incertezze e qualche timore, ha deciso di seguire la sua compagna decisa a vivere quest’esperienza. Dopo una preparazione accurata, è partito con molta curiosità, una certa diffidenza e qualche resistenza intellettuale, e comunque senza nessun afflato mistico. Ma i chilometri, la fatica, l’immersione quotidiana nella natura, i lunghi silenzi durante la marcia e un caleidoscopio di incontri hanno scavato piano piano dentro di lui fino a riportare in luce una «vena» sommersa della sua sensibilità e della sua storia personale. Il Cammino si è rivelato così «una sorpresa che non si spegnerà se non con lo spegnimento della vita. Ancora ora mi affiorano momenti in cui – anche a distanza, e forse direi addirittura, proprio perché a distanza – ritrovo una felicità che nemmeno so se ci sia stata davvero, ma che ora mi appare prepotente».
Per Informazioni: biblioteca@comune.valenza.al.it / 0131 949286
A inaugurare la tradizione del «Camino de Santiago» fu il re Alfonso il Casto, attorno all’anno 825, quando partì da Oviedo con la sua corte per visitare la tomba di san Giacomo Maggiore. Oggi, a distanza di molti secoli, questo pellegrinaggio continua a esercitare il suo richiamo e ad attirare milioni di caminantes da tutto il mondo. Ma se a mettersi in marcia e a rimanere conquistati dal Cammino non sono solo persone animate da fede religiosa, quale può essere il senso di questo viaggio? Di cosa si va in cerca? E soprattutto cosa vi si trova? È quello che si è chiesto anche Giovanni Tesio il quale, non senza incertezze e qualche timore, ha deciso di seguire la sua compagna decisa a vivere quest’esperienza. Dopo una preparazione accurata, è partito con molta curiosità, una certa diffidenza e qualche resistenza intellettuale, e comunque senza nessun afflato mistico. Ma i chilometri, la fatica, l’immersione quotidiana nella natura, i lunghi silenzi durante la marcia e un caleidoscopio di incontri hanno scavato piano piano dentro di lui fino a riportare in luce una «vena» sommersa della sua sensibilità e della sua storia personale. Il Cammino si è rivelato così «una sorpresa che non si spegnerà se non con lo spegnimento della vita. Ancora ora mi affiorano momenti in cui – anche a distanza, e forse direi addirittura, proprio perché a distanza – ritrovo una felicità che nemmeno so se ci sia stata davvero, ma che ora mi appare prepotente».
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Ultimo aggiornamento pagina: 25/09/2025 10:37:44